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Riforma PAC: Parlamento Ue approva regolamenti a larga maggioranza

 
Riforma PAC: Parlamento Ue approva regolamenti a larga maggioranza

Il 23 ottobre scorso il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la riforma della Politica agricola comune (Pac) post 2022, diffondendo il seguente comunicato ufficiale: “i deputati europei hanno adottato oggi la posizione del Parlamento sulla riforma della Politica agricola (Pac) post 2022 e la squadra negoziale del Parlamento è pronta ad avviare il dialogo con i ministri dell'Ue.

I deputati hanno confermato un cambiamento politico che dovrebbe far corrispondere meglio la Politica agricola dell'Ue ai bisogni dei singoli Paesi, ma insistono nel mantenere parità di condizioni in tutta l'Unione. Ai governi nazionali spetterà la redazione di piani strategici, approvati dalla Commissione, in cui delineare le modalità concrete di attuazione degli obiettivi dell'Ue; la Commissione valuterà i risultati, e non soltanto la loro conformità alle norme dell'Ue.

Il Parlamento ha rafforzato le pratiche rispettose del clima e dell'ambiente obbligatorie, la cosiddetta condizionalità, che gli agricoltori devono applicare per poter ottenere il sostegno diretto.

Inoltre, i deputati intendono dedicare almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all'ambiente e almeno il 30% del bilancio per i pagamenti diretti a regimi ecologici volontari che potrebbero aumentare il reddito degli agricoltori; inoltre, i deputati insistono affinché siano istituiti servizi di consulenza aziendale in tutti i Paesi Ue destinando quindi almeno il 30% dei finanziamenti dell'Ue al sostegno degli agricoltori per la lotta al cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della biodiversità. 

I deputati invitano, inoltre, gli Stati membri a incoraggiare gli agricoltori a destinare almeno il 10% dei propri terreni a interventi paesaggistici a sostegno della biodiversità, quali siepi, alberi non produttivi e stagni.

I deputati hanno votato per ridurre progressivamente i pagamenti diretti annuali agli agricoltori al di sopra dei 60.000 euro e poi fissarne il massimale a 100.000 €. Sarà tuttavia possibile agli agricoltori di detrarre il 50% dei salari collegati alle attività agricole dall'importo totale prima di effettuare la riduzione.

Verrà destinato almeno il 6% dei pagamenti diretti nazionali al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni e i Paesi Ue avrebbero la possibilità di destinare almeno il 2% delle dotazioni per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori con i finanziamenti per lo sviluppo rurale che potrebbero fornire un sostegno complementare.

Il Parlamento sottolinea che i finanziamenti dell'Ue dovrebbero essere riservati a chi svolge almeno un livello minimo di attività agricola. Coloro che gestiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti sono automaticamente esclusi. Il Parlamento ha richiesto ulteriori misure per aiutare gli agricoltori a gestire rischi e possibili crisi future e auspica una maggiore trasparenza del mercato, una strategia di intervento per tutti i prodotti agricoli, e l'esenzione dalle norme sulla concorrenza per quelle pratiche che adottano standard ambientali o sulla salute o sul benessere degli animali più elevati.

Il Parlamento ha chiesto inoltre che la riserva per le crisi, prevista per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o dei mercati, sia convertita da strumento ad hoc a strumento permanente dotato di un bilancio adeguato.

Il Parlamento intende comminare sanzioni più elevate aumentando dal 5% di oggi al 10% dell'importo totale dei pagamenti nel caso di inosservanza dei requisiti dell'Ue, ad esempio in materia di ambiente, benessere degli animali o qualità degli alimenti.

I deputati chiedono infine l'istituzione di un meccanismo di denuncia ad hoc attraverso il quale gli agricoltori e i beneficiari che subiscono un trattamento iniquo o che si trovino in situazione di svantaggio per quanto riguarda l'accesso ai fondi dell'Ue, possano presentare denuncia se il loro governo nazionale non gestisce il loro reclamo in modo soddisfacente”.

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