Nel mondo - Ente Nazionale Risi

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Nel Mondo

Frate Vella era decisamente un burlone. Forse per noia, forse per la smania di costruire la Storia a suo modo, disseminò gli archivi di falsi documenti sulla dominazione araba in Sicilia. Un bel giorno, questo fantasioso religioso medioevale "inventò" un rescritto arabo del IX secolo dal quale avrebbe dovuto risultare che il riso si era diffuso in Sicilia prima dell'anno Mille. Infatti, secondo quello stesso rescritto, nell'800 dopo Cristo sul cereale era stata istituita dai dominatori islamici una gabella. Ma gli storici, come riferì Renzo Ciferri anni fa, hanno definitivamente smascherato il disinvolto fratacchione. Questo non significa che il riso non sia approdato anche in Sicilia e in Italia Meridionale per opera degli arabi più di mille anni fa. Tracce più attendibili e convincenti evidenziano come, prima ancora dell'espansione islamica nel bacino del Mediterraneo, iniziatasi intorno al 640 dopo Cristo, il riso fosse fra le merci che passavano attraverso la "Porta del pepe" di Alessandria d'Egitto. Date le sue qualità curative, era considerato una spezia, comunque meno preziosa del pepe.

Sicuramente i misteri che avvolgono l'origine della pianticina del riso ed il suo cammino in giro per il mondo, fino ad essere arrivata al 45' parallelo dove sussistono le condizioni estreme di coltivazione, appassioneranno ancora per lungo tempo gli studiosi. Nel 1952, ad esempio, il giapponese Matsuo ha per primo ricostruito pazientemente la vicenda millenaria del riso servendosi della genetica. Ed ha fornito una sua chiave di lettura del giallo: l'Oryza Sativa (è il suo nome botanico) sarebbe comparsa per la prima volta più di sette, od ottomila anni fa, dalle parti dell'isola di Giava; oppure secondo un'altra ipotesi proverrebbe dalla zona dei laghi cambogiani. Una controprova, che non farebbe permanere dubbi sulla "patria" estremo orientale della specie, viene dall'archeologia: alcuni scavi dimostrerebbero che in Cina, già settemila anni fa, si coltivava e si consumava riso. I resti fossili nella valle dello Yang Tze offrono un'altra conferma: tre o quattro mila anni fa in quella regione le risaie erano già una realtà. I reperti rinvenuti in India, nelle grotte di Hastinapur situate nello stato di Uttar Pradesh, dicono poi che intorno al 1000 avanti Cristo le popolazioni di quelle lontane contrade si nutrivano di riso.

Anche le leggende antichissime e tramandate verbalmente, i detti popolari, la storia della cucina orientale che ha nel riso uno degli elementi basilari, sono lì a dire di sì: non solo l'Oryza Sativa ha risolto il quotidiano dramma della fame, ma ha stimolato governanti e governati a darsi da fare per un'agricoltura più razionale e redditizia; oppure ha ispirato massime con un valore davvero universale.

Eccone un piccolo campionario. Volendo evidentemente rassicurare sull'attenzione sempre vigile della Provvidenza, consiglia un proverbio cinese:"Mangia il tuo riso, al resto ci penserà il cielo". Ed un altro detto orientale, che riassume alla perfezione il ruolo economico e sociale del riso, avverte: "Uno lavora e nove mangiano riso". Inoltre, parlando delle peculiarità alimentari e terapeutiche del chicco, i medici orientali ammonivano e ammoniscono: "Noi viviamo per quello che digeriamo, non per quello che mangiamo". I saggi della Scuola Salernitana non avrebbero potuto essere più efficaci. Né più incisivo riuscirebbe ad essere chi dovesse illustrare sinteticamente la completezza nutritiva del riso che, unico assieme al mais, possiede tutti gli aminoacidi essenziali e che è altamente assimilabile. E, fra le tante, ecco una leggenda significativa sulla scoperta fortuita (nel XIX e nel XX secolo accadrà ripetutamente in Italia) di una varietà di riso capace di maturare più velocemente e quindi, con la possibilità di coltivazione alle latitudini settentrionali. La riferì il già citato Ciferri in una sua pubblicazione divenuta fondamentale per ogni ricerca seria sulla storia della risicoltura. Kang Hi era un imperatore che visse fra il 1662 e il 1723 avanti Cristo e che aveva la passione dell'agricoltura. Un giorno notò che, in un suo campo di riso, alcune pannocchie erano maturate prima. Osservò con maggiore attenzione, ci lavorò attorno con spirito scientifico assieme ai suoi dignitari e ne saltò fuori lo "yu - mi", il riso imperiale, o precoce, che venne seminato e coltivato a settentrione della Grande Muraglia dove arriva prima la stagione fredda. Come anche succede - per rimanere all'Europa - nella Pianura Padana, l'area italiana dove è concentrata la coltivazione risicola; o come accade in Ungheria, Romania, Unione Sovietica ed in altri angoli del vecchio continente dove la pianticina deve giungere a maturazione entro 180 giorni per non essere distrutta dalle intemperie.

Ed infine alcuni dati eloquenti che provano quanto conti, abbia contato, e presumibilmente conterà per molto tempo ancora il riso nell'alimentazione dei popoli orientali; quindi, cifre che anche dimostrano quanto abbia pesato e quanto pesi il cereale sulla cultura e sui costumi degli abitanti dell'immenso Sud-Est asiatico. Un laotiano consuma annualmente intorno ai 170 chilogrammi di riso e, come ha fatto rilevare in un suo studio assai puntuale e completo Angelo Politi, non siamo al massimo perché, una quindicina di anni fa, la razione pro-capite era ancor più consistente: circa 177 chilogrammi. Seguono, per rimanere in Asia, i cambogiani con 152 chilogrammi, i vietnamiti e i thailandesi con oltre 140 chilogrammi, i coreani del nord con 138 chilogrammi e quelli del sud con 120, i cinesi con oltre 103 chilogrammi. Ma, sempre per citare i casi maggiormente esemplificativi, anche taluni paesi africani non scherzano: nel Madagascar il consumo medio per persona all'anno è di 139 chilogrammi, mentre nella Sierra Leone è di 120 chilogrammi. Al confronto, le statistiche che ci riguardano più da vicino impallidiscono. Infatti, in Europa occidentale il consumo è di 4,1 chilogrammi (5 in Italia e 3,7 circa nell'area della Cee).

Queste indicazioni ci portano ad altre, più generali. La prima è sulla produzione mondiale di riso: oltre 595 milioni di tonnellate di prodotto greggio ottenuto seminando una superficie intorno ai 155 milioni di ettari. La seconda è sul raccolto globale di grano che, col riso, ha avuto il compito di sfamare l'uomo: oltre cinque miliardi di quintali ottenuti, secondo le valutazioni del Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti, da oltre 230 milioni di ettari. Assieme, riso e grano assicurano produzioni superiori a quelle di tutti gli altri cereali che si coltivano sul globo (8 miliardi e 500 milioni circa di quintali). Ma il riso, che serve all'autoconsumo nella percentuale di circa il 97% e che, quindi, è marginale nelle transazioni internazionali, fatti i conti sarebbe più generoso del grano. Per l'appunto su questa sua generosità, che in pratica voleva e vuole dire capacità di combattere concretamente la sottoalimentazione, ha fondato in Europa la sua affermazione nel XV e XVI secolo. Per raccapezzarci dobbiamo, però, riprendere il bandolo delle vicende storiche.

 

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